domenica 21 novembre 2010

Bambini scrittori 1

Sono tornato alla scuola elementare, ma i bambini stessi ora la chiamano "primaria" e a me sembra che il linguaggio della burocrazia sia penetrato nelle loro fragili menti. "Elementari" suggeriva l'idea di una scuola giustamente più facile, per i piccoli, e volendo diceva anche che proprio lì si imparavano gli "elementi fondamentali" del sapere e del saper imparare (il famoso leggere, scrivere e far di conto).
Comunque. Invitato da una brava insegnante, ho preparato e sto volentieri proponendo un nuovo laboratorio di scrittura per i bambini. Lo descriverò in due o tre puntate.

Questa volta siamo in quinta. Con il gioco del "quezùl" - ricordate? No? Allora andate a rileggere due miei post di qualche mese fa... - eravamo in seconda.

Entro in classe appena suona la campana di inizio lezioni, trascinandomi dietro due grosse valigie. In testa ho un elegante cappello con una penna infilata sopra.
Comincio a parlare ai bambini in inglese e parlo in fretta. Il mio inglese non è fluente, ma ho preparato bene un discorsetto che dice: "Buongiorno, ragazzi! Sono Luke Cripe, scrittore inglese. Sono appena arrivato dall'aeroporto di Malpensa. Mi ha chiamato la vostra maestra, al telefono, perché vuole che vi insegni come si fa a fare gli scrittori...". Entra un ragazzino in ritardo, gli dico che è tardi, sempre in inglese, mi presento stringendogli la mano, chiedo come si chiama. I compagni ridono, anche perché capiscono abbastanza inglese da sapere che sto davvero parlando in questa lingua ("wath's your name?), ma non abbastanza da capire tutto quello che dico ("It's too late..."!).

Dopo un po', quando il mio discorso si fa sempre più complicato, faccio finta di accorgermi che non capiscono. Non parlano inglese? Allora ho la soluzione. Apro una delle valigie e tiro fuori un foglio con disegnato al centro un piccolo cerchio rosso. Sopra c'è una scritta in inglese: "Push the botton and choose the language". E sotto c'è una scritta in italiano: "premi il pulsante e scegli la lingua".
Mi avvicino a un ragazzino della prima fila, gli infilo la penna sopra l'orecchio (ora è lui, lo scrittore) e lo invito ad eseguire l'ordine. Quello preme il pulsante, appoggiato alla mia pancia... e io improvvisamente comincio a parlare in italiano.
Se si fa bene, l'effetto è comico e i ragazzini sono ben disposti a darti retta per i primi minuti successivi.

Bene, a questo punto parliamo in italiano e ci capiamo!
Il primo strumento di uno scrittore è la lingua, e noi, per fortuna, ne abbiamo una. E anche molto bella.
Conoscete l'italiano? Si? Siete sicuri?
Dalla valigia estraggo un grosso vocabolario. Lì, spiego, ci sono migliaia di parole. Le sappiamo tutte? I ragazzi non sono sicuri. Allora li provoco: "cosa vuol dire 'pusillanime'? E 'inane'? cosa vuol dire 'truculento'? e 'sperequazione"?
Non conoscono il significato di nessuna di queste parole.

A questo punto faccio capire, con gli esempi giusti, che se voglio spiegare il significato di "truculento" e "sperequazione" devo raccontare, di fatto, una storia. Magari breve, ma deve essere una storia, un fatterello il cui protagonista è un tipo truculento o nella quale avviene una ingiusta distribuzione di caramelle tra bambini con gli stessi diritti di riceverne in parti uguali.
Dunque le storie sono fatte con le parole, ma le parole acquistano significato nelle storie.
E c'è di più: le parole hanno una storia. Il dizionario ne contiene migliaia che noi non usiamo più (tipo "codesto") e si arricchisce ogni anno di parole nuove, che i nostri nonni non usavano (tipo "chattare"). Ecco perché é così voluminoso (a proposito: cosa vuol dire "voluminoso"?).

Bene. Ora abbiamo capito di avere una lingua, che è viva e alla costruzione della quale partecipiamo non solo con le storie che possiamo inventare e raccontare, ma con la nostra storia personale (chi sarà che avrà definito per la prima volta un tizio "truculento"? E cosa gli sarà accaduto o cosa avrà visto per arrivare a dire così e non semplicemente "violento" o "cattivo"?).

Con una lingua, una penna e un foglio bianco possiamo cominciare a scrivere. E qual è il passo successivo?
Lo scoprirete alla prossima puntata.



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